AIFA approva la rimborsabilità di risdiplam per neonati con SMA fin dai primi giorni di vita

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Il 12 febbraio, l’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale del farmaco risdiplam per il trattamento di bambini con atrofia muscolare spinale (SMA) fin dalla nascita.

Nel 2021, risdiplam era stato autorizzato per pazienti a partire dai 2 mesi di età con diagnosi clinica di SMA di tipo 1, 2 o 3, o con una a quattro copie del gene SMN2. ​Successivamente, nel 2023, l’Agenzia Europea per i Medicinali ha esteso l’approvazione di risdiplam per includere i bambini di età inferiore ai 2 mesi, ampliando così le opzioni terapeutiche per i neonati affetti da SMA. ​

Queste approvazioni si basano su studi clinici che hanno dimostrato l’efficacia e la sicurezza di risdiplam in una popolazione pediatrica ampia ed eterogenea, offrendo una terapia domiciliare somministrabile per via orale.

“L’estensione di Aifa del trattamento con risdiplam dei neonati è una notizia che ci rende molto felici, poiché poter usufruire delle opportunità terapeutiche disponibili fin dai primi giorni di vita dei bambini permette un ulteriore miglioramento della qualità di vita delle persone con SMA”, ha dichiarato Anita Pallara, Presidente Famiglie SMA.

La SMA: una panoramica
L’Atrofia Muscolare Spinale (SMA) è una malattia genetica rara e, se non trattata, rappresenta la principale causa genetica di mortalità infantile. Colpisce circa 1 neonato su 6.000-10.000, con 40-50 nuovi casi annui in Italia.

La SMA è causata da una mutazione nel gene SMN1, che impedisce la corretta produzione della proteina SMN, essenziale per la sopravvivenza dei motoneuroni del midollo spinale. La patologia si manifesta con debolezza muscolare progressiva, difficoltà motorie e, nelle forme più severe, problemi di deglutizione e respirazione.

Esistono quattro tipi di SMA. La forma più grave, la SMA1, si manifesta nei primi sei mesi di vita e, senza trattamento, è fatale entro i due anni, mentre la SMA2 (esordio tra 6 e 18 mesi) e la SMA3 (dopo i 18 mesi) hanno un decorso più lieve. Infine, la SMA4 è una forma rara a esordio adulto, caratterizzata da debolezza muscolare lieve o moderata.

Cos’è risdiplam 
Risdiplam è una piccola molecola che permette di ripristinare la produzione della proteina SMN funzionale, riducendo così i sintomi della malattia e rallentandone la progressione. Viene somministrato quotidianamente a domicilio sotto forma di sciroppo, per via orale o tramite sondino nasogastrico. Il farmaco incrementa e sostiene la produzione della proteina SMN a livello del sistema nervoso centrale (SNC) e nei tessuti periferici.

Già approvato in più di 100 Paesi, con oltre 16.000 persone trattate in tutto il mondo e 700 in Italia, l’estensione del trattamento con risdiplam ai neonati è stata sostenuta dai dati a due anni dello studio RAINBOWFISH. Dallo studio è emerso che, dopo due anni di trattamento, nessun bambino affetto da SMA incluso nello studio ha necessitato di ventilazione permanente, la maggior parte ha raggiunto le tappe fondamentali dello sviluppo neuromotorio, era in grado di deglutire e alimentarsi per via orale, e ha dimostrato capacità cognitive tipiche dei bambini non affetti da SMA in base alla scala cognitiva delle BSID-III. Questo studio ha costituito la prima sperimentazione clinica sulla SMA per valutare le capacità cognitive come endpoint esplorativo usando una scala standardizzata.

“Sono molto orgogliosa del fatto che, negli ultimi anni, grazie al nostro costante impegno in ricerca e innovazione siamo riusciti a dare il nostro contributo alla evoluzione della gestione terapeutica della SMA – ha detto Anna Maria Porrini, Direttore Medico Roche Italia – La possibilità di anticipare il trattamento fin dai primi mesi di vita, apre nuove prospettive di trattamento incrementando la possibilità di raggiungere le tappe motorie attese. Questo rappresenta un esempio concreto del nostro costante impegno per rispondere ai bisogni di salute di oggi e del futuro”.

Una terapia precoce può invertire il processo di neurodegenerazione
“Fino a pochi anni fa parlare di SMA significava parlare di una malattia per cui non c’era alcuna speranza di guarigione”, commenta Giacomo Pietro Comi, Direttore Struttura Complessa di Neurologia, Fondazione IRCCS Ca’Granda Ospedale Maggiore Policlinico – Università degli Studi di Milano, “Il trattamento era esclusivamente sintomatico, basato su approcci multidisciplinari, finalizzato a migliorare la qualità di vita dei pazienti, ma non permetteva di modificare la prognosi”. Oggi sono disponibili terapie che modificano il corso naturale della malattia e, se somministrate precocemente, prima dell’insorgenza dei sintomi, potrebbero addirittura portare a guarigione.

“Poter intervenire con il farmaco poco dopo la nascita del bambino, prima dei due mesi di vita, ci offre l’occasione di prevenire il danno del motoneurone”, nota Valeria Sansone, Professore dell’Università degli Studi di Milano e Direttore del Centro Clinico NeMO di Milano. “Le sperimentazioni con gli altri farmaci che abbiamo a disposizione ci mostrano che se somministriamo una terapia precoce, prima dell’insorgenza dei sintomi, i bambini non manifestano segni della malattia nel lungo termine (i dati disponibili arrivano ai 7 anni circa). Tutto fa pensare che osserveremo gli stessi risultati grazie alla somministrazione precoce di risdiplam, che ha il vantaggio di essere una terapia orale”.

Come sottolinea Riccardo Masson, Neuropsichiatra infantile, Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano, per ognuna delle tre terapie disponibili (ora tutte e tre fin dalla nascita), ci sono dei pro e dei contro che dipendono anche dalle caratteristiche del bambino. “La possibilità di somministrare un farmaco orale è molto importante e sarà molto utile”.

Sperimentazioni cliniche e studi real life hanno mostrato fino a che punto somministrare un farmaco nelle prime settimane di vita, prima dei sintomi, rispetto alla somministrazione successiva a una diagnosi clinica, faccia la differenza. Uno studio pubblicato nel 2024 su JAMA Pediatrics ha confrontato l’efficacia del trattamento somministrato dopo screening neonatale in due Stati federali della Germania rispetto a una somministrazione successiva a una diagnosi clinica in Svizzera e Austria.

Nella coorte di screening neonatale i bambini hanno iniziato il trattamento in media a 1,3 mesi, mentre nella coorte di insorgenza di sintomi clinici a 10,7 (in media). Nella coorte di screening neonatale, il 90,9% ha acquisito la capacità di sedersi in modo indipendente rispetto al 74,2% nella coorte con insorgenza dei sintomi clinici e il 63,6% riusciva a camminare in modo indipendente rispetto al 14,7% della coorte con insorgenza di sintomi.

Screening neonatale per la SMA in Italia
Risulta quindi evidente l’importanza fondamentale di offrire test di screening a tutti i bambini fin dalla nascita, in modo tale da poter intervenire immediatamente sulla patologia. In molti Paesi, come la Germania, è stato introdotto lo screening neonatale generale per la SMA. E in Italia? Attualmente lo screening per SMA non è ancora uniforme su tutto il territorio nazionale e ogni Regione si è mossa in modo autonomo​. Attualmente 13 Regioni hanno già attivato il test genetico per SMA alla nascita (spesso nell’ambito di progetti pilota)​.

“Questo concretamente vuol dire che in 13 Regioni per i bambini con SMA esiste un’opportunità di vita di serie A, in tutte le altre di serie B”, commenta Pallara. “Questo è inammissibile e va contro la costituzione che sancisce il diritto alla cura e alla salute su tutto il territorio nazionale”.

Il Ministero della Salute ha annunciato di aver stanziato fondi e di voler inserire la SMA nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) nazionali per lo screening esteso​. Si aspetta un aggiornamento dei LEA quindi, per cui però non si riesce a ottenere una data. “Noi come associazione abbiamo lanciato in tutti i modi appelli al Ministro della Salute per ottenere tempistiche realistiche, ma non abbiamo ricevuto risposta”, continua Pallara e aggiunge: “In molte delle 13 Regioni che hanno attivato lo screening neonatale, questi programmi sono dei progetti pilota. Vuol dire che avranno un termine e una volta conclusi o si trovano fondi per rinnovarli o è stato attivato lo screening a livello nazionale, altrimenti il numero di Regioni che effettuano lo screening neonatale diminuirà invece di aumentare”.

Tornare indietro sarebbe inammissibile. Proprio ora che esistono gli strumenti per garantire ai nuovi nati con SMA una vita completamente diversa da quella a cui sarebbero destinati dalla malattia. “Non sarebbe giusto oggi che disponiamo di opportunità terapeutiche, di centri specializzati. Abbiamo tutto, tranne la volontà istituzionale”.

L’importanza della presa in carico del paziente
Diagnosi precoce e terapia sono due elementi essenziali ma non sufficienti a garantire le migliori condizioni di vita ai pazienti. Occorre sempre una presa in carico adeguata, una gestione multidisciplinare della malattia a partire dalla diagnosi, come sottolinea Sansone. “Lo sviluppo dei sintomi può essere molto rapido, quindi dal momento della diagnosi bisogna essere pronti, con un’equipe multidisciplinare, a prendere in cura il paziente e a garantirne in ogni momento le funzioni vitali. Lo facciamo nei centri NeMO e viene fatto in molti centri in Italia. L’adeguata presa in carico consente di sfruttare le terapie al massimo del loro potenziale, senza sminuirne l’efficacia”.

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